La Chiesa Nel Rinascimento |
Raffaello
Sanzio
San Sebastiano
1501/1502, Accademia Carrara, Bergamo
Sebastiano, soldato romano convertitosi al
cristianesimo e per questo martirizzato, è raffigurato a mezzo busto
sullo sfondo di un paesaggio, nell’atto di sorreggere una freccia,
strumento del suo martirio. Le scarse notizie sull’opera non
permettono d’avere informazioni riguardo la committenza, ma la
singolare iconografia del santo sembrerebbe indicare una
destinazione privata. La dipendenza di quest’opera giovanile dallo
stile del maestro Pietro Vannucci detto il Perugino è evidente
nell’addolcita e composta classicità della figura, nell’ovale del
volto, nell’inclinazione della testa e nello sfondo paesaggistico;
si rivela anche nella scelta iconografica che riprende una piccola
tavola giovanile dello stesso Perugino.
Cristo Benedicente
1502, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia
In questo dipinto di grande semplicità,
caratterizzato da un forte spirito devozionale, Cristo con
grande tristezza mostra le piaghe della crocifissione e nello
stesso tempo benedice. Si tratta di un’opera di sintesi delle
precedenti esperienze figurative, nella quale sono evidenti la
ripresa delle figure peruginesche, l’attenzione alle atmosfere
leonardesche, l’influsso della monumentalità e la nitidezza
luministica di Piero della Francesca. Alcuni studiosi
nell’atteggiamento del Cristo, con la testa inclinata e la mano
alzata vedono anche una ripresa del Bacco di Michelangelo, che
Raffaello vide a Roma presso il banchiere Jacopo Galli.
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Pala Colonna
1503/1505, Metropolitan Museum,New York
Denominata Pala Colonna dalla nobile famiglia
romana che entrò in possesso della tavola centrale e della
lunetta, l’opera fu poi ceduta al re di Spagna e infine nel 1901
fu acquistata da J.P. Morgan, che la lasciò al Metropolitan di
New York. La pala è oggi smembrata fra vari musei: a New York si
conservano solo la tavola centrale, la cimasa e un pannello
della predella con l’Orazione nell’orto, mentre altri scomparti
della predella sono custoditi alla College Gallery di Dulwich, a
Boston e alla National Gallery di Londra. La pala fu
commissionata dalle suore del convento di Sant’Antonio a Perugia
ed ebbe una lunga elaborazione come dimostrano le differenze
stilistiche esistenti tra la lunetta che mantiene ancora vivo
l’influsso peruginesco e la tavola principale che denota la
frequentazione dell’ambiente fiorentino, in particolare di Fra’
Bartolomeo.
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Il sogno del cavaliere
1504/1505, National Gallery, Londra
Il tema iconografico del dipinto è tratto dal
Somnium Scipionis di Macrobio, giunto alla cultura umanistica
attraverso la versione poetica di Silio Italico ritrovata da
Poggio Bracciolini nel 1417. Si tratta di un dipinto di
carattere moraleggiante e filosofico, particolarmente adatto
all’ambiente culturale raffinato dell’inizio del Cinquecento: in
esso s’invita il giovane addormentato, Scipione l’africano, ad
intraprendere la strada impervia della conoscenza e della Virtù,
rappresentata da Pallade, la figura femminile a sinistra, e ad
abbandonare quella più facile e pericolosa della lascivia,
simboleggiata da Venere, a destra. La piccola tavola fu forse
eseguita per il giovane Scipione di Tommaso Borghese, nato nel
1493, come esortazione alla pratica delle virtù.
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Sposalizio della Vergine
1504, Pinacoteca di Brera, Milano
Il dipinto fu eseguito per la famiglia
Albizzini per una cappella nella chiesa di San Francesco a Città
di Castello: la firma e la data 1504 sono visibili sopra l’arco
centrale del tempio. Le affinità tipologiche permettono di
istituire un confronto con l’opera eseguita da Perugino per la
Cappella Sistina, la Consegna delle chiavi a san Pietro:
Raffaello ha un diverso modo di intendere la composizione e lo
spazio, rendendo più armoniosa l’immagine del tempio e facendola
divenire punto d’incontro delle linee prospettiche della
figurazione. Le figure seguono una disposizione semicircolare,
che si armonizza con la centina della tavola e con la cupola e
la serrata circolarità del tempio: quest’ultimo si caratterizza
per la sua modernità e ripropone tra l’altro progetti per
tempietti a pianta centrale del Bramante, come quello di San
Pietro in Montorio a Roma, realizzato intorno al 1502, due anni
prima del dipinto del Raffaello.
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San Michele che uccide il
demonio
1505, Museo del Louvre, Parigi
La critica è concorde nel pensare che la
tavoletta dovesse costituire uno degli sportelli di un dittico
completato dalla tavola con San Giorgio e il drago, anch’essa
conservata al Louvre, d’identiche misure. Il dittico fu
presumibilmente commissionato a Raffaello da Giovanna Feltria
della Rovere per celebrare il conferimento dell’Ordine di San
Michele al marito, Giovanni della Rovere, e dell’Ordine della
Giarrettiera al fratello Guidubaldo da Montefeltro. L’episodio è
tratto dall’Apocalisse di san Giovanni e raffigura l’arcangelo
Michele che uccide il demonio nelle spoglie del drago.
Raffaello, con la vastità della sua cultura figurativa,
arricchisce però la narrazione con elementi diversi. Da una
parte troviamo motivi desunti dalla tradizione nordica come i
mostri in secondo piano che ricordano quelli dipinti da Bosch,
dall’altra trae ispirazione dalla narrazione dantesca
dell’inferno con la rappresentazione delle figure dei dannati
sul fondo.
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Maddalena Doni
1505, Galleria Palatina, Palazzo Pitti,
Firenze
Il ritratto di Maddalena, figlia di Giovanni
Strozzi fu eseguito da Raffaello in occasione del matrimonio con
Agnolo Doni, anche lui ritratto in un dipinto di uguali
dimensioni. Le nozze furono celebrate nel 1504 e di conseguenza
i due ritratti si collocano intorno a questa data. Sensibili
sono le analogie del ritratto con la Gioconda di Leonardo, sia
per la posa sia per l’ambientazione nel paesaggio. L’indagine
radiografica suggerisce che in un primo tempo Raffaello aveva
pensato di ambientare il ritratto in un interno, aperto sul
paesaggio mediante una finestra. A differenza dei ritratti
leonardeschi, più intimi, il ritratto ha un’impronta quasi
ufficiale tesa a ribadire lo status sociale della gentildonna,
che indossa abiti all’ultima moda realizzati con stoffe pregiate
e preziosi gioielli.
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Agnolo Doni
1505, Galleria Palatina , Palazzo Pitti,
Firenze
Il ritratto di Agnolo Doni fu realizzato
insieme con quello della moglie Maddalena poco dopo le loro
nozze, avvenute nel 1504. Il ricco mercante fiorentino era un
aggiornato cultore d’arte e un raffinato collezionista e
commissionò a Michelangelo, intorno al 1507, il dipinto
raffigurante la Sacra Famiglia con san Giovannino meglio noto
come Tondo Doni, oggi conservato agli Uffizi. I due ritratti
dovevano costituire un dittico, ispirandosi ai ritratti dei
coniugi da Montefeltro di Piero della Francesca, e la loro unità
è sottolineata anche dalla medesima fonte di luce. Qui è però
superata la rigidezza e arcaicità del ritratto di profilo
pierfrancescano, a favore di una più libera e naturale
impostazione spaziale, che deriva dai modelli fiamminghi e
fiorentini, in particolare leonardeschi, conosciuti da Raffaello
in questi anni.
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Madonna del cardellino
1505, Galleria degli Uffizi, Firenze
Accanto alla Madonna, seduta in un vasto
paesaggio, con un libro in mano che la identifica come Sedes
Sapientiae, sono San Giovannino e Gesù Bambino. I due fanciulli
giocano con un cardellino, simbolo della Passione di Cristo. La
tavola, destinata alla devozione privata, fu eseguita da
Raffaello durante il soggiorno fiorentino, in occasione delle
nozze del mercante Lorenzo Nasi e Alessandra Canigiani. Si
trovava ancora in casa Nasi nel 1547, quando fu danneggiata e
ridotta in diciassette pezzi dal crollo di un soffitto: fu
restaurata in antico. Nel secolo successivo passò nella
collezione del cardinale Carlo de’ Medici, nella quale è
registrata nel 1666. Questa, come le altre Madonne del periodo
fiorentino, nella costruzione piramidale e nell’uso del morbido
sfumato risente dell’influsso di Leonardo, ma rivela stretti
rapporti anche con la Madonna di Bruges di Michelangelo nella
posa del Bambino tra le gambe della madre.
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Dama con liocorno
1505/1506, Galleria Borghese, Roma
Il bellissimo ritratto fu eseguito da
Raffaello nel periodo fiorentino, come dimostra l’affinità
stilistica e di impianto con i ritratti dei coniugi Doni. Non si
possiedono dati per arrivare all’identificazione della
gentildonna ritratta, ma la presenza del liocorno, animale
fantastico che nei bestiari medievali era ritenuto simbolo di
castità, indica una committenza in occasione delle nozze della
giovane. Una storia molto curiosa interessa questo dipinto: per
secoli, a causa di una ridipintura che copriva il liocorno, la
figura fu identificata con santa Caterina d’Alessandria e
attribuita al Perugino, fino al 1935, quando una radiografia ha
scoperto la presenza dell’animale, al posto della ruota della
santa. Una volta restaurato il ritratto ha rivelato
l’inconfondibile mano di Raffaello.
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Pala Ansidei
1505, National Gallery, Londra
La pala fu commissionata da Bernardino
Ansidei per la cappella di famiglia in San Fiorenzo dei
Serviti a Perugia. Rappresenta la Madonna leggente seduta in
trono con il Bambino tra san Giovanni Battista e san Nicola
da Bari. Sul bordo del mantello della Vergine si legge una
data variamente interpretata come 1505, 1506 o 1507. La
matrice peruginesca scompare grazie alla monumentalità
dell’impianto: la limpidezza luministica e l’armonia che
pervade la composizione trova confronti in grandi pale di
ambito veneto.
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Madonna del granduca
1506,
Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze
Il
dipinto è così denominato perché fu acquistato dal
granduca di Toscana Ferdinando III nel 1799, per la sua
camera da letto. Tra le numerose tavole di Raffaello
dedicate al tema, questa è senza dubbio la più
essenziale e rappresenta la Madonna in piedi, a tre
quarti di figura, con il corpo leggermente ruotato a
destra, con il Bambino in braccio, che a sua volta ha un
movimento opposto in modo da bilanciare la composizione.
L’immagine si staglia su un fondo scuro, probabilmente
aggiunto nel Seicento, ma l’indagine radiografica ha
dimostrato che dietro le due figure c’era una finestra
aperta su un paesaggio: questa scoperta, unita alle
reminiscenze leonardesche, consente di postdatare il
dipinto intorno al 1506, rispetto al 1504 proposto dalla
critica prima della scoperta.
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Madonna del prato
1506, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Il
dipinto fu realizzato da Raffaello per Taddeo Taddei
durante il soggiorno fiorentino e reca la data 1506
dipinta sul bordo dello scollo della Vergine.
Passata a Ferdinando d’Austria, nel Settecento fu a
lungo esposta nel palazzo del Belvedere a Vienna e
da qui deriva l'altro nome con cui è conosciuta
l'opera, Madonna del Belvedere. Nell’impostazione
piramidale, nell’affettuoso scambio di sguardi che
intercorre tra la Madonna e i due bambini, nel
delicato e morbido sfumato è evidente l’influsso di
Leonardo.
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Sacra famiglia dei Canigiani
1507/1508, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Proveniente dalla famiglia Canigiani il dipinto
entrò a far parte delle collezioni medicee e fu
portato in Germania da Anna Maria Luisa de’ Medici
andando sposa all’elettore palatino. La tavola si
data tra il 1507 e il 1508, in una data prossima
alla Deposizione Baglioni. La struttura compositiva
piramidale è ripresa da dipinti di Leonardo, ma si
complica nell’intreccio delle figure, degli sguardi
e dei moti affettivi. Nelle figure del san Giuseppe
e di sant’Anna sono evidenti motivi
michelangioleschi.
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Pala Baglioni
1507, Galleria Borghese, Roma
In basso a sinistra si legge la firma e la data
1507, che indica presumibilmente l’epoca della
commissione di questo dipinto da parte della
nobildonna perugina Atalanta Baglioni, in
memoria del figlio Grifonetto morto sette anni
prima. La tradizione vuole che Grifonetto sia
stato ritratto nel trasportatore a destra che a
differenza del disegno preparatorio è
raffigurato come giovane. Stilisticamente la
tavola rivela l’influsso della pittura di
Michelangelo, in particolare del Tondo Doni,
evidente nella figura femminile che sorregge la
Vergine svenuta che ripropone la posa avvitata
della Madonna del Tondo michelangiolesco. La
tavola fu collocata nella cappella Baglioni in
San Francesco al Prato a Perugia dove rimase
fino al 1608, quando il cardinale Scipione
Borghese la volle nella sua raccolta.
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Madonna del baldacchino
1508, Galleria Palatina, Palazzo Pitti,
Firenze
La Madonna col Bambino in trono tra
santi, detta Madonna del baldacchino, fu
realizzata da Raffaello per la cappella
delle famiglia Dei in Santo Spirito
nell’ultimo periodo del suo soggiorno
fiorentino e rimase incompiuta per la
partenza dell’urbinate per Roma, nel 1508.
Fin dal Cinquecento si trovava nella pieve
di Pescia dalla quale la fece rimuovere,
affascinato dalla bellezza dell’opera, il
gran principe Ferdinando de’ Medici che la
volle a Firenze nella quadreria granducale.
Composizione molto complessa, alla quale
collaborarono anche gli allievi, la pala
reinterpreta in termini moderni le pale
d’altare tardoquattrocentesche venete e
quella di Piero della Francesca conservata a
Brera. Possiede un impianto monumentale che
influì sull’opera del fiorentino e già
affermato Fra’ Bartolomeo, che lo riprese
nelle sue grandi pale successive, tra cui si
ricorda lo Sposalizio di santa Caterina,
eseguito nel 1512.
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Madonna d’Alba
1511, National Gallery of Art,
Washington
Il dipinto fu eseguito nel 1511 da
Raffaello su commissione dell’amico e
coetaneo Paolo Giovio. E’ denominato
Madonna d’Alba perché alla fine del
Settecento entrò a far parte delle
collezioni del duca d’Alba in Spagna.
L’opera, realizzata su una tavola
rotonda, nel 1837 fu trasferita su una
tela per motivi di conservazione.
Stilisticamente la Madonna d’Alba
evidenzia reminiscenze dal Tondo Pitti e
dal Tondo Taddei, i due rilievi scolpiti
da Michelangelo che Raffaello conobbe
durante il suo soggiorno fiorentino: da
questi sembra derivare il dinamismo
delle linee compositive che generano un
movimento elicoidale. Nella figura della
Vergine si riscontra anche l’influsso di
alcune figure delle Sibille della
michelangiolesca Cappella Sistina, delle
quali riprende il copricapo a turbante.
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Trionfo di Galatea
1511, Villa della Farnesina, Roma
L’affresco fu eseguito da Raffaello
in una stanza della villa del
banchiere del pontefice, il senese
Agostino Chigi, conosciuta col nome
di Farnesina, dalla famiglia Farnese
che in seguito la acquistò. Il
soggetto è desunto dalla favola di
Teocrito e di Ovidio, ripresa nel
tardo Quattrocento dall’umanista
fiorentino Poliziano e si completa
con un affresco eseguito da
Sebastiano del Piombo, sulla stessa
parete, dove è raffigurato Polifemo,
infelicemente innamorato della
Nereide, la quale ama invece Aci,
che viene trasformato in una fresca
sorgente per sottrarsi all’invidia
del gigante. Della tragedia amorosa
non trapela niente nella radiosa e
classica raffigurazione raffaellesca
della ninfa che, tra le altre
creature marine, cavalca le onde su
una conchiglia: essa racchiude un
significato piuttosto morale e la
Galatea, che guarda verso l’alto,
rappresenta l’amore platonico in
contrapposizione all’amore terreno
dei tritoni e delle ninfe che la
circondano.
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Madonna della
seggiola
1514, Galleria Palatina,
Palazzo Pitti, Firenze
L’opera, tra le più
conosciute e riprodotte di tutta
la storia dell’arte, nota con il
nome di Madonna della seggiola,
raffigura la Madonna col Bambino
e san Giovannino. La
composizione serratissima
asseconda la circolarità della
tavola, attraverso l’inclinarsi
della testa della Vergine,
l’andamento curvilineo del
braccio e il sovrapporsi dei
piedini del Bambino. Quest’opera,
altissima per qualità, affascina
soprattutto per la semplicità e
per il senso di intimità e
quotidianità da cui è
caratterizzata: la Vergine è
raffigurata in vesti dimesse,
con un asciugatoio che le
avvolge il capo e uno scialle
verde che le avvolge le spalle.
L’umanissimo riferimento alla
maternità può nascondere un
significato più alto e alludere
all’identificazione tra
Madre-Chiesa.
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La Velata
1514/1515, Galleria
Palatina, Palazzo Pitti,
Firenze
Secondo la testimonianza del Vasari, il ritratto
raffigura Margherita Luti,
la donna amata da Raffaello,
più nota come la Fornarina,
la quale fece da modella
anche per la Madonna
Sistina. Il ritratto già nel
Cinquecento si trovava a
Firenze nella casa del ricco
mercante Matteo Botti e in
casa Botti rimase fino al
1615 quando passò alle
collezioni medicee. Il
ritratto è conosciuto come
la Velata, a causa del manto
che copre la testa della
giovane donna. Scompare ogni
notazione di carattere
paesaggistico e l’attenzione
si focalizza sulla figura
umana e sulla descrizione
minuziosa della ricchissima
veste.
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Estasi di
santa Cecilia
1514, Pinacoteca
Nazionale, Bologna
La pala fu dipinta per la
cappella di Elena Duglioli
dall’Olio in San Giovanni in
Monte a Bologna. Anche in
questo caso Raffaello è un
grande interprete di un tema
iconografico che avrà grande
fortuna nel secolo
successivo, quello
dell’estasi, ossia
dell’”effetto” che il
contatto con il divino
provoca nell’animo del
santo. Nel dipinto non viene
rappresentata la divinità ma
cinque santi che
interiorizzano, ciascuno
secondo il proprio
carattere, la propria
esperienza mistica. Santa
Cecilia volge lo sguardo al
coro angelico, rapita dalla
visione mistica: di fronte a
questa musica celestiale e
divina Cecilia, che era
musicista, si rende conto
dell’inutilità della musica
terrena e getta a terra i
suoi strumenti musicali.
Magnifica la natura morta di
strumenti in primo piano
realizzata forse da un
allievo di Raffaello,
Giovanni da Udine,
specializzato nel genere.
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Leone
X
con i cardinali
Giulio De'Medici e Luigi
De'Rossi
1516/1518, Galleria
Palatina, Palazzo Pitti,
Firenze
Il dipinto raffigurante
Leone X con i cardinali
Giulio de’ Medici e
Luigi de’ Rossi, fu
commissionato a
Raffaello per
rappresentare in effigie
il pontefice che non era
potuto intervenire alle
nozze del nipote Lorenzo
de’ Medici con Maddalena
de la Tour d’Auvergne.
Leone X, appassionato
bibliofilo, si fece
ritrarre seduto di
fronte a un pregiato
codice miniato. Si
tratta di un capolavoro
di grande virtuosismo
tecnico: basta osservare
la minuzia alla
fiamminga con la quale
Raffaello ritrae le
miniature nel libro, il
campanello, la lente,
gli effetti serici delle
vesti e il pomello di
metallo della sedia, sul
quale si riflette una
finestra. Ma Raffaello
dimostra in questo caso
una straordinaria
capacità di
introspezione
psicologica, ritraendo
il pontefice, assorto e
sfuggente, nel momento
in cui sospende
l’osservazione del
codice.
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Doppio ritratto
1518/1519, Museo
del Louvre, Parigi
Nel doppio ritratto
il personaggio sul
fondo con lo sguardo
rivolto verso lo
spettatore è
Raffaello, mentre ci
sono diverse
proposte per
l’identificazione
dell’uomo
raffigurato in primo
piano, che si volge
con gli occhi al
maestro e indica con
la mano qualcuno
fuori del quadro.
Sicuramente deve
trattarsi di una
persona vicina a
Raffaello, che
appoggia
amichevolmente la
mano sulla sua
spalla: si è pensato
a un allievo, ma
anche al maestro di
scherma dell’urbinate,
per la presenza
dell’elsa di una
spada in primo
piano, e all’amico
Giovanni Battista
Branconio: questi da
Raffaello si fece
costruire il palazzo
romano, vicinissimo
a San Pietro,
intorno al 1518 che
sembra la data
probabile del
ritratto.
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La fornarina
1518/1519,
Galleria
nazionale d’arte
antica, Palazzo
Barberini, Roma
Il sensuale
ritratto di
giovane donna è
universalmente
noto come la
Fornarina,
identificazione
del resto
confermata dalla
forte
somiglianza con
il ritratto
della Velata e
con i volti di
alcune Madonne e
sante per le
quali la donna
fece da modella.
Margherita Luti
fu così
soprannominata
per essere la
figlia di un
fornaio senese
che esercitava
nella contrada
di Santa Dorotea
a Roma, la
stessa dove
sembra abitasse
l’artista. Fu
talmente amata
da Raffaello, da
distoglierlo
talvolta dal
lavoro: il
Vasari
narra che
Agostino Chigi
dovette
ospitarla nella
villa alla
Longara per fare
in modo che
l’artista
ultimasse i
cartoni della
Loggia di
Psiche. Qui
Margherita, con
un copricapo
all’orientale,
si mostra
nell’atto di
coprire il seno
con un gesto che
in realtà lo
offre, e porta
un bracciale
recante la firma
dell’artista.
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Autoritratto
1506, Palazzo
degli Uffizi,
Firenze
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Baldassare
Castiglione
1514/1515,
Museo del Louvre,
Parigi
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Bindo Altoviti
1515, National Gallery
of Art, Washington D.C.
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Ritratto di Cardinale
1510,
Museo del Prado, Madrid.
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Cardinale Bibbiena
Galleria Palatina, Palazzo
Pitti, Firenze
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Elisabetta Gonzaga
1504/1506, Galleria degli Uffizi,
Firenze
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Cardinale Tommaso Inghirami
Galleria Palatina, Palazzo Pitti,
Firenze
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Francesco Maria della Rovere
1503-04, Galleria degli Uffizi, Firenze
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Guidobaldo da Montefeltro
1506, Galleria degli Uffizi, Firenze
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Donna Muta
Galleria Nazionale delle Marche
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La Visione di Ezechiele
1518,
Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze
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Madonna con bambino
1505, National Gallery of Art, Washington D.C.
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Madonna della Tenda
1514,
Pinakothek, Monaco di Baviera
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Madonna di Foligno
1511/12, Pinacoteca Vaticana, Vaticano
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Madonna Sistina
1513/14, Staatliche Kunstsammlungen, Dresda
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Madonna Tempi
1507/08, Pinakothek, Monaco di Baviera
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Papa Giulio II
Galleria degli Uffizi, Firenze
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Profeta Isaia
1511/12, Chiesa di Sant'Agostino, Roma
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La Sacra Famiglia
1518,
Museo del Louvre, Parigi
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La Sacra Famiglia
1506, The Hermitage,
San Pietroburgo
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San Giorgio e il dragone
1504/1506, The National Gallery of Art, Washington D.C.
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Santa Caterina di Alessandria
1508,
National Gallery, Londra
Madonna col bambino e San Giovanni Battista
1507,
Museo del Louvre, Parigi
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