La Chiesa Nel Rinascimento

Andrea Mantegna

Le sue Opere

 

1   INTRODUZIONE

 

 

Mantegna, Andrea (Isola di Carturo, Padova 1431 - Mantova 1506), pittore italiano; maestro nella rappresentazione di scorci e prospettive, fu tra i maggiori artefici della pittura rinascimentale.

Figlio adottivo e apprendista del pittore Francesco Squarcione di Padova, sviluppò un profondo interesse per l'arte classica. L'influenza della scultura antica e delle opere di Donatello è evidente nelle sue rappresentazioni della figura umana, dalle forme solide, espressive e anatomicamente perfette.

 

 

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LE PRIME OPERE

 

 

A Padova, Mantegna compose principalmente opere di soggetto religioso. Il suo primo lavoro di grande impegno fu il ciclo di affreschi sulle Vite di san Giacomo e san Cristoforo dipinto nella cappella Ovetari della chiesa degli Eremitani (1448-1457; gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale). Nella Pala di san Zeno (1457-1459; i sei pannelli che la componevano, smembrati, sono conservati nella chiesa di San Zeno a Verona, nel Musée des Beaux-Arts a Tours e al Louvre di Parigi), commissionata dall'abate Gregorio Correr, ritroviamo i caratteri peculiari dello stile di Mantegna: la monumentalità classica, l'impianto rigorosamente prospettico delimitato da elementi architettonici, il plasticismo delle figure e l'estrema cura dei particolari, accordati entro una nuova visione unitaria della composizione. Risale infine a quegli anni anche il San Sebastiano conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, nel quale è ravvisabile l'influenza di Donatello.

 

 

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LE OPERE DELLA MATURITÀ

 

 

Nel 1460 Mantegna si trasferì a Mantova. Qui divenne il pittore ufficiale della famiglia Gonzaga, che mise a sua disposizione una casa e una bottega. Capolavoro di questo periodo è la decorazione della Camera degli Sposi (1465-1474, Palazzo Ducale, Mantova), dove l’arte della prospettiva illusionistica toccò uno dei più alti vertici espressivi. Al centro del soffitto, l'Oculo dipinto è delimitato da una balaustra, anch’essa finta, dalla quale si sporgono otto putti alati, cinque donne, un pavone; al di sotto corre una fascia di ghirlande di fiori e nastri. Sulla parete settentrionale è affrescata la Corte di Mantova, con Ludovico III Gonzaga in trono, mentre nell’adiacente parete ovest si susseguono le immagini di famigli con cavallo e cane, l’intermezzo decorativo dei putti alati che sostengono una targa (con la dedica di Mantegna a Ludovico Gonzaga e alla sua consorte Barbara di Brandeburgo) e la scena dell'Incontro tra il marchese e il figlio secondogenito, il cardinale Francesco. Il paesaggio dello sfondo conferisce unità ai diversi momenti raffigurati. Grazie ai pilastri e ai tendaggi dipinti illusionisticamente sulle restanti pareti, l'osservatore ha l'impressione di trovarsi all'interno di un padiglione costruito all'aperto, in mezzo alla natura. La novità di questo impianto spaziale, accompagnata dalla resa efficace dei volumi e della profondità e dall'invenzione dell'Oculo in trompe-l'oeil, influenzarono artisti come il Correggio e il Bramante e divennero punto di riferimento nell'arte barocca e rococò.

Nel più tardo Trionfo di Cesare (1480-1495, Hampton Court Palace, Londra), composto da nove dipinti di dimensioni uguali, Mantegna si impegnò a dare vita a una fedele ricostruzione storica, che arricchì con una serie di ornamenti-simbolo (festoni, crani di animali); l'uso di forti contrasti di colore mette in rilievo il disegno molto incisivo.

Poco dopo Andrea Mantegna si recò a Roma, dove per papa Innocenzo VIII dipinse la cappella del Belvedere (oggi distrutta). Nel 1490 tornò definitivamente a Mantova presso i nuovi marchesi Francesco Gonzaga e Isabella d'Este. La Madonna della Vittoria (1496, Louvre, Parigi), in cui la Vergine è raffigurata nell'atto di volgersi a Francesco Gonzaga benedicendone la vittoria sui francesi a Fornovo, testimonia il continuo rinnovamento dell'artista, soprattutto nella diversa pastosità del colore, che sarà imitata nel XVI secolo. Tra le opere eseguite per lo studiolo di Isabella si ricorda il Parnaso (1497, Louvre), una pittura allegorica in cui trova espressione un classicismo dal tratto secco e preciso, coniugato con una visione illusoriamente realistica. Da notare soprattutto la singolare leggerezza delle muse danzanti ai piedi di Venere e Marte e la naturalezza del paesaggio. Il Cristo morto (Brera, Milano), di incerta datazione, è tra le opere più note dell'artista. L'audace scorcio del Cristo esanime sulla lastra di marmo carica di drammaticità la scena. Di Andrea Mantegna è importante ricordare anche l'opera grafica (Giuditta, 1491, Uffizi, Firenze), a soggetto religioso e mitologico, che contribuì fortemente a diffondere il suo particolare stile.

L'arte di Mantegna ebbe un notevole influsso sugli artisti dell'Italia settentrionale e fu modello per Albrecht Dürer, che con le sue incisioni fece conoscere il Rinascimento italiano in Germania.

 

 

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