Leonardo da Vinci e la cultura tecnologica - La Chiesa nel Rinascimento

In che misura Leonardo è il grande sapiente che la mitologia ci tramanda? La risposta forse ce la suggerisce Raffaello: nel grande affresco della Scuola di Atene, nelle stanze dei Palazzi Vaticani, lo raffigura al centro della scena, fulcro simbolico di una cultura nuova fatta non solo di arti e lettere, ma anche di scienza pratica. La rivoluzione tecnologica affiancata da quella che vede porre l’uomo e i suoi interessi al centro dell’universo segnano nella grande stagione del Rinascimento la svolta culturale che ancora in gran parte dà forma al sapere moderno. Domenico Lini, direttore del Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano, traccia un profilo del grande umanista.

La storia dell’umanità non è un dipanarsi continuo e uniforme di avvenimenti. Accade talvolta che nel fluire ininterrotto emerga con forza, imprevisto, un evento, un personaggio, a imporre cambiamenti profondi le cui conseguenze si riflettono per secoli. I nuovi sviluppi tecnologici del nostro tempo costituiscono uno di questi eventi-frattura che hanno influenzato e influenzano tuttora la società occidentale, trasformandola non solo sul piano culturale ma anche su quello economico e, forse, antropologico, e il cui modello va man mano affermandosi in tutto il mondo.

Certo, anche se il manifestarsi, l’emergere del fenomeno può apparire improvviso e imprevedibile, non si deve credere che sia proprio così. I semi di una nuova tendenza possono restare a lungo nascosti, prima di rivelarsi. Nel caso della rivoluzione tecnologica mutamenti profondi erano in corso ormai da tre secoli. Erano eventi nuovi che andavano verificandosi sul piano culturale e comportamentale, e la loro concatenazione poneva tutte le premesse di ciò che ne sarebbe seguito: si erano già rivelati, in maggiore o minor misura, nella società, attestando un cambiamento della mentalità sempre più profondo e radicale.

Ma non è, questa, una concezione individuale, un’idea che appartenga esclusivamente a Leonardo: essa è l’espressione più esplicita di uno “spirito del tempo”. Il mondo ha visto, da qualche decennio appena, nascere la stampa a caratteri mobili per opera di Johann Gutenberg; straordinari navigatori si muovono in tutte le direzioni nell’esplorare la terra e tra essi primeggia Cristoforo Colombo che aprirà un intero nuovo continente. La smisurata cupola di Santa Maria in Fiore appare come uno straordinario emblema del nuovo modo di fare architettura per nomi che da Brunelleschi vanno a Leon Battista Alberti, a Bramante, allo stesso Leonardo, per continuare con Donatello e Michelangelo; e attorno ad essa si sviluppa una sapienza straordinaria del fare cantiere con infinite implicazioni di carattere tecnico e scientifico. Eventi e personaggi straordinari stanno disegnando il futuro della nostra società, scoprendo e innovando in dimensioni mai viste in passato.

Nella Firenze che Leonardo lascia nella seconda metà del secolo Gerolamo Savonarola combatte un’ultima battaglia di retroguardia nel tentativo di fermare la trasformazione della società da teocentrica in antropocentrica. E quando trentenne, nel 1482, giunge alla corte di Lodovico il Moro, Leonardo avvierà una serie di studi che rappresentano una parte molto importante di questo cambiamento, ponendosi, in questo quadro, come un personaggio peculiare. Potremmo dire – per usare una espressione del nostro tempo – che al suo arrivo a Milano egli è un giovane emergente che deve ancora scrivere le sue pagine migliori e che forse ha in testa di innovare ancor più di quanto il mondo non stia già facendo.

E forse è proprio quest’ansia a spingerlo verso Milano, una città che alla fine del 1400 costituisce una delle realtà più vive del mondo. E’ infatti in quel momento centro di interesse strategico militare su uno degli incroci principali dell'Europa meridionale tra il nord e il sud (il Mediterraneo rappresenta ancora un ambito economico e geografico primario) e tra Ovest e Est (verso Venezia e i suoi mercati): principale piazza economica di una delle aree di maggiore capacità produttiva del mondo del tempo, con le conseguenti potenzialità non solo in termini di ricchezza contingente, sia pure variabile nelle annate, ma per la dotazione tecnologica che sostiene lo sviluppo. Milano è intrisa di una vitalità minuta quotidiana, diversa certo da quella di Venezia, che ha un'immagine più cosmopolita ma che sotto il velo di grande liberalità è tutto sommato più rigida; e diversa anche da quella di Firenze, in quel momento preda della revisione savonaroliana. Non per caso i monarchi francesi hanno guardato con avido interesse al ducato, per oltre mezzo secolo.

Il primo periodo milanese di Leonardo, durato fino al 1499, è il più produttivo dal punto di vista dell’interesse scientifico. Leonardo ha realizzato invenzioni significative per la storia dell'umanità: l'elica, macchine che industrializzano la produzione (ad esempio delle lime), macchine da sollevamento, il cuscinetto a sfere, la pompa centrifuga, la turbina; ha perfezionato la bilancia e l'igrometro; ha anche fondato l’anatomia scientifica. Per tutto questo, sarà l'autore più citato del periodo precedente l'industrializzazione.

Ma la sua presenza nella storia della nostra civiltà non si può limitare a questa funzione, sia pur grande, di inventore. Al mondo egli dona contributi a diverse discipline scientifiche, come l'ottica e l’idraulica; ma anche il censimento e la spiegazione dell’uso dei ruotismi e della trasmissione del moto. Insomma, ciò che Leonardo ha inventato di assolutamente nuovo e originale è proprio il metodo, la chiave dell'ingegneria. Egli si distacca qualitativamente dai contemporanei non perché senta diversamente le tensioni conoscitive del suo tempo, ma per l’acume con il quale vi si applica: in fin dei conti, anche se è sempre improprio usare questo termine, perché con Leonardo ci troviamo davvero di fronte a un genio. Io credo che si possa e si debba dire che negli studi di Leonardo noi abbiamo un fenomeno diverso ed ulteriore. Il fatto è che, tecnicamente, il suo più importante contributo è quello sulla trasmissione del moto, analizzato in ogni senso e per ogni modalità; e quindi il metodo che vi è sotteso. Il metodo è la chiave. Il metodo con cui si possono affrontare e risolvere problemi di tecnica produttiva significa riflessione finalizzata, significa tecnologia.