Nell'ambito dell'attività pubblica e politica
di Niccolò Machiavelli, tra le sue varie mansioni, oltre a quelle
amministrative, vi furono quelle militari; dal 1506 ricoprì l'incarico di
cancelliere dei Nove ufficiali dell'ordinanza e della milizia fiorentina,
magistratura preposta a una radicale riorganizzazione dell'esercito
fiorentino. La difesa della Repubblica stava molto a cuore a Machiavelli
che sosteneva la necessità per Firenze di organizzarsi sul piano militare,
di ricorrere ad armi proprie istituendo una propria "ordinanza" – ovvero
un esercito di ruolo – senza dover impiegare milizie mercenarie, motivo
principale dell'inadeguatezza e del fallimento della politica italiana. Il
tema della guerra e della riforma degli ordinamenti militari era al centro
della sua riflessione ed ne fece l'oggetto del suo trattato
teorico-militare Dell’arte della guerra, scritto in forma dialogica e
composto tra il 1519 e il 1520. Nella parte finale dell'opera Machiavelli,
per bocca del condottiero Fabrizio Colonna – il personaggio attraverso il
quale l'autore esprime le proprie idee – critica l'incapacità e la
debolezza militari e politiche dei principi italiani nelle recenti guerre
condotte in Italia da eserciti stranieri, che avevano fatto sì che "tre
potentissimi stati" fossero "più volte saccheggiati e guasti".
Niccolò Machiavelli, Dell’arte della guerra. |