Rinascimento
Periodo della storia dell'arte
compreso tra il XV e il XVI secolo, corrispondente allo sviluppo del
Rinascimento inteso come più ampia categoria storiografica. Interessò gli ambiti
della pittura, della scultura e dell'architettura e le arti cosiddette minori. I
principi base di questa "rinascita", descritta e celebrata da
Giorgio Vasari
nelle sue Vite (1550), furono il ritorno alle forme classiche dell'arte romana
antica, l'adozione di un metodo "sperimentale" nello studio della natura e la
concezione dell'individuo come misura e centro dell'universo.
Pittori, scultori e architetti si avvalsero per la
prima volta di ricerche di anatomia, ottica, matematica e geometria,
trasponendone i risultati nella loro arte. La più rilevante novità consistette
nell'elaborazione della prospettiva matematica (o lineare), un metodo di
descrizione figurativa del reale che consente di correlare tutte le parti della
composizione artistica entro rapporti e proporzioni reciproche, all'apparenza
perfettamente rispondenti alla visione effettiva. Gli artisti rinascimentali,
come i navigatori e gli esploratori loro contemporanei, furono mossi da spirito
d'avventura e desiderio di conoscenza: iniziarono a pensare alla loro opera come
a un osservatorio privilegiato sul mondo, che doveva dunque essere raffigurato
con rigore realistico. Così, ad esempio, la rappresentazione del paesaggio,
incentrata nella pittura precedente sulla precisa descrizione di singoli
elementi (alberi, fiori, piante, animali, costruzioni) considerati a sé stanti,
diede luogo a vedute articolate ma armoniche, in cui oggetti e personaggi sono
coordinati tra loro dalle leggi della prospettiva. Tipica figura di
artista-scienziato fu Leonardo da Vinci, che come Cristoforo Colombo scoprì,
attraverso le sue opere, mondi ancora inesplorati. Nelle arti plastiche e
figurative, i soggetti furono spesso tratti dalla mitologia classica e dalla
tradizione giudaico-cristiana; non di rado, tuttavia, vennero raffigurati anche
eventi storici.
Il Rinascimento in
Italia
Scultura e Architettura
Agli inizi del XV secolo, tre artisti attivi a
Firenze apportarono innovazioni destinate a provocare il decisivo distacco dal
gotico:
Lorenzo Ghiberti,
Filippo Brunelleschi
e Donatello. Lorenzo Ghiberti realizzò i due portali (1403-1424 e 1425-1452) in
bronzo dorato del Battistero di Firenze, in cui la rappresentazione della
profondità spaziale e la resa realistica delle figure umane costituiscono uno
stacco netto dalla tradizione. Filippo Brunelleschi sviluppò e codificò le leggi
della prospettiva lineare; adottò inoltre nelle sue opere architettoniche gli
ordini classici ed elaborò un metodo di costruzione e articolazione degli spazi
fondato su precise corrispondenze matematiche. Misura e razionalità sono
espresse al massimo grado nel suo capolavoro, l'enorme cupola ottagonale del
Duomo di Firenze
(iniziata nel 1436), considerata una delle più grandiose realizzazioni in campo
artistico e ingegneristico di tutti i tempi. Donatello esercitò una grande
influenza sui contemporanei per la carica espressiva delle sue sculture, inedita
a quel tempo, e per i modelli e canoni stilistici attinti all'arte antica, che
egli studiò approfonditamente recandosi in prima persona a Roma. La celebre
statua bronzea del David (1430-1435 ca., Museo del Bargello, Firenze) fu la
prima, dopo l'epoca classica, realizzata a grandezza quasi naturale e a tutto
tondo. Le sue statue (in marmo, legno, terracotta) e i suoi bassorilievi, nei
quali aveva introdotto l'uso della prospettiva, divennero punto di riferimento
fondamentale per la scultura di tutto il Quattrocento e di buona parte del
secolo successivo.
Il Primo
Rinascimento
Scenari naturalistici e figure dalla forte
carica espressiva caratterizzano la pittura di
Masaccio, come si osserva negli
affreschi (1427 ca.) per la
Cappella Brancacci della chiesa di Santa Maria del
Carmine a Firenze, dedicati a episodi della vita di san Pietro. Inoltre,
nell'affresco della Trinità (1425 ca., Santa Maria Novella, Firenze) fece
efficacemente ricorso alla prospettiva, creando una convincente illusione
spaziale (le figure della Trinità sono inquadrate entro elementi architettonici
illusionistici).
Proseguendo nella direzione indicata da
Masaccio, anche Paolo Uccello fu particolarmente attento alle potenzialità
pittoriche della prospettiva lineare: i suoi capolavori sono le tre scene della
Battaglia di San Romano (oggi alla Galleria degli Uffizi, a Firenze, alla National Gallery di Londra e al Museo del Louvre, a Parigi), realizzate negli
anni compresi tra il 1456 e il 1460, e commissionate da Cosimo de' Medici per
celebrare la vittoria dei fiorentini sui senesi (1432). Nello stesso periodo,
Beato Angelico seppe coniugare la perfetta padronanza della prospettiva con un
disegno molto preciso.
Sotto la signoria dei Medici Firenze ebbe un ruolo
decisivo nel fiorire dell'arte rinascimentale. Oltre agli artisti toscani, altri
contribuirono alla diffusione dei nuovi principi e delle nuove tecniche presso
diverse corti e città italiane: a Mantova e Ferrara fu attivo il Pisanello,
mentre a Venezia Jacopo Bellini, padre dei pittori Gentile e Giovanni Bellini,
diede l'avvio alla grande tradizione della pittura veneta. Alla corte di
Federico da Montefeltro, a Urbino, dominò la figura di Piero della
Francesca, grande pittore e
autore anche di scritti teorici sulla prospettiva e trattati di matematica. Il
suo stile geometrico e misurato riecheggia la monumentalità dell'arte di
Masaccio, ma risulta più astratto e cerebrale. Fu Piero della Francesca inoltre
a introdurre l'uso di mischiare la tempera con la pittura a olio, carico di
sviluppi futuri, ad esempio presso i pittori fiamminghi.
Grande figura del primo Rinascimento fu
infine
Leon Battista Alberti. Architetto geniale e raffinato umanista, unì la
profonda conoscenza filologica dei testi antichi a un'eccezionale padronanza
delle tecniche costruttive e dei principi strutturali dell'architettura romana.
Nelle sue opere architettoniche, come negli importanti trattati teorici, seppe
sintetizzare tutte le innovazioni dei contemporanei germogliate sul ceppo delle
pratiche antiche.
Lo sviluppo delle arti tra il 1400 ed il 1500
Verso la fine del Quattrocento, la tecnica della
prospettiva aerea e lineare, i nuovi canoni della raffigurazione del paesaggio,
l'attenzione alla resa espressiva delle presenze umane e lo studio della
composizione pittorica trovarono ulteriore sviluppo presso molti artisti. A
Firenze
Antonio Pollaiolo
e il Verrocchio, entrambi scultori e pittori, esplorarono le complessità
dell'anatomia umana e tradussero il frutto di queste ricerche nelle loro opere.
Sandro Botticelli fu autore di dipinti ricchi di
riferimenti mitologici e allegorici, come ad esempio la celebre Nascita di
Venere (realizzata dopo il 1482 e conservata agli Uffizi di Firenze). Le sue
scelte iconografiche evocano "il ritorno degli antichi dei", secondo la
definizione dello studioso tedesco Aby Warburg: si rifanno cioè a una classicità
idealizzata e paganeggiante.
La lezione del Verrocchio venne fatta propria e
rielaborata dal più importante tra i suoi allievi, Leonardo da Vinci, che portò
la tradizione toscana alla corte milanese di Ludovico il Moro.
Nell'Italia settentrionale i principali pittori
della seconda metà del Quattrocento furono
Andrea Mantegna, attivo soprattutto a
Mantova, e il veneziano Giovanni Bellini. Tra i capolavori del Mantegna si
ricorda il Cristo morto (dipinto intorno al 1480, Pinacoteca di Brera, Milano) e
la decorazione a fresco della camera degli sposi (1465-1474, Palazzo Ducale,
Mantova), che interessa pareti e soffitto senza soluzione di continuità,
eliminando illusionisticamente il confine tra architettura e rappresentazione
pittorica. Lo stile di Giovanni Bellini – contraddistinto da ricchezza del
modellato, costruzione della profondità spaziale attraverso il colore, effetti
luministici vibranti – influenzò molti pittori della generazione successiva,
quali Sebastiano del Piombo e Giorgione. Il frequente ricorso ad accostamenti
cromatici, in contrasto con l'enfasi posta sul disegno dalla scuola fiorentina,
fu la caratteristica principale della pittura veneziana. Nella pala di San
Giobbe (1488, Gallerie dell'Accademia, Venezia), una delle opere più raffinate
di Bellini, i colori accesi e i contorni stemperati immergono le figure
silenziose in un'atmosfera dorata.
Il Cinquecento
La fine del Quattrocento e i primi anni del
Cinquecento furono dominati dalle figure di Leonardo e Michelangelo. A Firenze,
nel 1501 Michelangelo iniziava a scolpire il marmoreo David (1501-1504,
Accademia, Firenze), che divenne presto riferimento ineludibile per tutta la
scultura posteriore. Nella tradizione iconografica, il David era sempre stato
raffigurato nel momento dell'azione; Michelangelo decise invece di rappresentare
l'attimo precedente il lancio della pietra, sottolineando così la decisione, la
scelta. Analoga attenzione alle pieghe della psicologia umana fu all'origine,
anche se all'interno di un contesto completamente diverso, dell'affresco
dell'Ultima cena (1495-1497, Santa Maria delle Grazie, Milano) di Leonardo, in
cui viene colto lo stupore degli apostoli nell'attimo immediatamente successivo
all'annuncio di Cristo che uno degli apostoli lo avrebbe tradito.
Con l'ascesa al soglio pontificio di Giulio II
(1503), Roma divenne il più importante centro dell'arte e dell'architettura
rinascimentali. Alla corte papale lavorarono, tra gli altri, Bramante,
Michelangelo e
Raffaello. Bramante fu autore di un progetto per la nuova
Basilica di San Pietro (1506 ca.), da costruire sulle vestigia dell'antica
basilica costantiniana, in cui prevedeva pianta a croce greca (con i bracci
della stessa lunghezza) dominata da una cupola centrale. Dopo la morte di
Bramante nel 1514, il dibattito sull'opportunità di adottare la pianta centrale
per la chiesa più grande della cristianità vide coinvolti i più importanti
architetti dell'epoca: Raffaello, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il
Giovane e Michelangelo. Fu quest'ultimo a imporsi infine, con un progetto che
riprendeva l'idea originaria di Bramante. Per quanto concerne l'architettura
privata, episodio importante fu villa Farnesina a Roma (1509-1511), costruita da
Peruzzi per la famiglia Chigi: l'edificio divenne il tipo più diffuso di villa
suburbana.
Nato a Urbino e formatosi nella bottega del
Perugino,
Raffaello giunse a Roma nel 1508, lo stesso anno in cui Michelangelo
iniziava gli affreschi della Cappella Sistina. Architetto e pittore, Raffaello
fu incaricato di realizzare le decorazioni delle Stanze di Giulio II, nei
Palazzi Vaticani. Conosciuti in tutto il mondo sono i suoi affreschi per la
Stanza della Segnatura: la Disputa del Sacramento, ricca di riferimenti
teologici sul sacramento dell'Eucaristia, e La scuola di Atene, caratterizzata
da una calibratissima composizione, che si sviluppa attorno alle due figure di
Platone e Aristotele.
Lontano dalla capitale continuava intanto la
grande tradizione della pittura veneta. Dalla lezione di Giorgione, maestro del
colore dal tratto gentile e delicato, prese avvio l'arte di Tiziano. La
pennellata fluida, l'armonia della composizione e la classica serenità delle
figure (evidenti ad esempio in L'Amor sacro e l'Amor profano, 1515 ca., Galleria
Borghese, Roma) sono i segni distintivi della sua pittura. Tiziano eseguì anche
molti ritratti, che divennero presto modelli indiscussi del genere, per tutto il
secolo e per buona parte del successivo. La tradizione veneziana proseguì per
tutto il Cinquecento con altri grandi artisti: Lorenzo Lotto,
Veronese e
Tintoretto.
A Parma fiorì il genio di Correggio, il cui nome è
legato agli splendidi cicli di affreschi della cosiddetta Camera della Badessa
(1519, refettorio del convento di San Paolo), alla decorazione della chiesa di
San Giovanni Evangelista (1520-1523) e di parte della cupola del Duomo
(1526-1529). Pittore capace di grande efficacia espressiva, rivelò
un'approfondita conoscenza della pittura romana che rielaborò in uno stile
fortemente originale. La ricchezza di temi e soggetti delle sue opere,
generalmente attinti alla mitologia classica, i mossi giochi di luce, gli scorci
prospettici impostati su sorprendenti punti di fuga preludono al rifiuto
dell'equilibrio dei canoni della classicità, e aprono la strada ai linguaggi più
lirici e decorativi tipici del manierismo.
Il sacco di Roma del 1527 da parte delle truppe di
Carlo V provocò la fuga dalla città di numerosi artisti e architetti, tra cui
Giulio Romano e Sansovino. Il primo si stabilì a Mantova, dove Federico Gonzaga
gli commissionò la costruzione e la decorazione di Palazzo Te (iniziate a
partire dal 1527): gli affreschi che impreziosiscono le sale del palazzo
rappresentano per molti aspetti un momento di transizione verso il manierismo.
Sansovino si trasferì invece a Venezia,
introducendo il linguaggio classico nell'architettura della città lagunare: a
lui si devono importanti edifici in piazza San Marco (Zecca, 1536-1548; Loggetta,
1537-1540; Libreria Marciana, 1537-1554) e alcuni palazzi sul Canal Grande
(Palazzo Correr, 1561). Il ritorno alle forme classiche, studiate con rigore
filologico, impronta tutta l'opera di Andrea
Palladio. I suoi edifici civili a
Vicenza (il Palazzo della Ragione, detto anche Basilica Palladiana, 1549; il
Teatro Olimpico, iniziato nel 1580 e terminato da Vincenzo Scamozzi) e le ville
(Villa Barbaro a Maser, 1555-1560; La Malcontenta, presso Mira, 1560) divennero
modelli archetipici di uno stile, il "palladiano", che nei secoli successivi si
diffuse in tutto il mondo.
Il Rinascimento in
Europa
Nell'Europa settentrionale, nel momento in cui in
Italia fiorivano le prime manifestazioni del Rinascimento, era diffuso lo stile
del gotico internazionale. In Germania e in Francia, nelle Fiandre e nei Paesi
Bassi, la "nuova maniera" rinascimentale fu conosciuta in ritardo e si impose in
forme ibride, che risentivano della tradizione locale, soprattutto nella
rappresentazione del paesaggio (sempre ricco di particolari) e nella resa della
figura umana.
Nei Paesi Bassi,
l'introduzione della pittura rinascimentale si deve a Jan van Eyck. Il suo
stile, come si osserva nella celebre Pala di Gand (terminata nel 1432, St Bavon,
Gand), si fonda su una minuziosa attenzione per il mondo naturale. Van Eyck mise
a punto un sistema di prospettiva lineare diverso da quello matematico
affermatosi in Italia, più intuitivo, riducendo al minimo l'uso della
prospettiva aerea per gli sfondi dei paesaggi. Affascinato dagli oggetti
inanimati, dipinse opere dalla complessa iconografia, in cui ogni minimo
dettaglio viene descritto con grande precisione e rilievo. Diversamente dalla
produzione dei maestri italiani, nei quadri di Van Eyck mancano del tutto i
riferimenti alla classicità.
Il fiammingo Rogier van der Weyden, originario di
Tournai, nelle Fiandre, si recò invece personalmente in Italia (attorno al
1450), dove i suoi dipinti furono apprezzati ed esercitarono qualche influsso
sui protagonisti della scuola ferrarese:
Cosmè Tura
(1430 ca. - 1495), Francesco del Cossa (1435-1478 ca.) ed Ercole de' Roberti
(1450-1496). Tratto caratterizzante della sua arte, la carica espressiva dei
volti e delle figure (si veda ad esempio la Deposizione del 1435 ca.,
Museo del Prado,
Madrid), sconosciuta alla scuola italiana dell'epoca. Schiacciando il piano
prospettico, Van der Weyden ridusse inoltre la tridimensionalità delle figure.
Fra i più importanti pittori fiamminghi della
generazione successiva, si ricordano
Dierick Bouts
e Hugo van der Goes: l'opera più famosa di quest'ultimo è il Trittico Portinari
(1476 ca., Galleria degli Uffizi, Firenze), eseguito per un mecenate fiorentino,
decisamente lontano dalla pittura toscana contemporanea per l'estremo realismo.
Molto originale fu l'opera di Hieronymus Bosch,
pittore che si colloca in posizione di netta indipendenza rispetto alla
tradizione fiamminga: il Giardino delle delizie (1510-1515 ca., Prado, Madrid)
rappresenta un mondo immaginario e surreale in cui passato, presente e futuro si
fondono in immagini da incubo.
Molto fantasiosa è pure l'iconografia elaborata da
Pieter Bruegel il Vecchio: in pieno XVI secolo, quando oramai le innovazioni
italiane erano accolte e assimilate con entusiamo in tutt'Europa, Bruegel restò
fedele al primo stile fiammingo, con dipinti e incisioni che illustravano, non
senza una certa dose di ironia, proverbi e immagini tratti dalla tradizione
popolare.
Gli scultori dei Paesi Bassi furono molto meno
innovativi dei pittori e conservarono un forte legame con lo stile gotico del
secolo precedente; l'architettura infine sembrò non essere affatto influenzata
dal Rinascimento.
In
Francia, le novità artistiche italiane furono accolte con una certa
lentezza. Agli inizi del XVI secolo, le idee rinascimentali iniziarono a imporsi
grazie alla presenza di molti artisti italiani alla corte di Francesco I. Il
sovrano intendeva infatti dar vita a una grande corte, presso il castello di
Fontainebleau (55 km a sud-est di Parigi), in grado di rivaleggiare con quelle
italiane. Tra i più noti artisti della cosiddetta scuola di Fontainebleau, che
affermò temi e soggetti manieristi, furono Rosso Fiorentino, Luca Penni (Firenze
1504 ca. - Parigi 1556) e
Francesco Primaticcio,
già allievo di Giulio Romano a Mantova.
In Germania,
la pittura assorbì le nuove tendenze del Rinascimento italiano fondendole
efficacemente con la tradizione tardogotica (come si osserva nell'opera di
Konrad Witz). L'artista più importante del Rinascimento tedesco fu
Albrecht Dürer,
pittore e maestro di arti grafiche. Le sue perfette incisioni di soggetto
allegorico (quali Melancholia I e San Girolamo nello studio, 1513-14, Louvre,
Parigi) diffusero il suo stile in tutta Europa. I ritratti e i dipinti affollati
di immagini, ricchi di dettagli e vivacemente colorati, coniugano l'austera
magnificenza dello stile italiano a un'intensità espressiva e a una cura dei
particolari tipiche dell'arte nordeuropea. Diversa la parabola artistica di
Matthias Grünewald,
che proseguì la tradizione medievale aprendosi in seguito, senza passare
attraverso i canoni rinascimentali, a toni manieristi. La sua opera più celebre
è costituita dalla serie di pale che ornavano l'altare di Isenheim (1512 ca. -
1515 ca., Museo d'Unterlinden, Colmar, Francia), enorme polittico in cui i
personaggi sono figure attonite e tormentate in un paesaggio desolato.
In Spagna,
la pittura non assorbì la lezione del Rinascimento italiano con la stessa
originalità di quella dell'Europa del Nord, sebbene mostrasse di trarre
ispirazione proprio dall'Italia e dall'Olanda. Per le opere decorative di
maggior rilievo, i mecenati spagnoli si affidarono a pittori e scultori
stranieri: nel Cinquecento, il primo pittore della corte spagnola di Carlo V era
il veneziano Tiziano.
Quanto all'architettura, solo verso la fine del XVI
secolo venne realizzata in Spagna una struttura completamente rinascimentale, l'Escorial,
fatto costruire da Filippo II presso Madrid. L'austera grandiosità del complesso
(composto da un monastero, un seminario, un palazzo e una chiesa) e la totale
mancanza di ornamenti segnarono l'inizio di un nuovo stile architettonico
spagnolo.
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