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Controriforma Movimento nato in seno alla Chiesa cattolica nel XVI secolo con lo scopo di arginare le posizioni eretiche e le devianze dottrinali dovute alla Riforma protestante, rinvigorendo l'ortodossia. Il movimento caratterizzò un'epoca con il tentativo di concretizzare le istanze e i fermenti di rinnovamento e di rigenerazione provenienti dall'interno del cattolicesimo stesso, che trovarono una controparte nelle discussioni dei concili.
A partire dal XV secolo erano scaturite da diverse correnti del cattolicesimo esigenze di riforma della Chiesa ed erano state esercitate critiche corrosive indirizzate alle più alte cariche della gerarchia ecclesiastica, soprattutto a motivo dello scandalo rappresentato dal Grande scisma e dagli abusi che costellavano la vita della Chiesa. Così, il frate domenicano Girolamo Savonarola condannò severamente gli atteggiamenti mondani di papa Alessandro VI; il cosiddetto "movimento degli osservanti" (esponente di spicco del movimento fu tra gli altri san Bernardino da Siena), nato in seno agli ordini mendicanti, tentò di richiamare i membri a una maggiore conformità all'austerità della regola francescana; dotti umanisti come Erasmo tentarono di escogitare alternative alle sterili speculazioni della teologia accademica. Tuttavia, questi sforzi rimasero frammentari e privi di una prospettiva unitaria, e non incisero che sensibilmente sulle decisioni e sulle politiche della Chiesa.
Strenuo promotore dei principi della Controriforma, Carlo Borromeo si adoperò per la difesa della morale e della dottrina cattolica, sia attraverso un’attiva partecipazione al concilio di Trento, sia mediante l’istituzione di scuole e collegi gestiti da ecclesiastici e seminari per la formazioni dei nuovi sacerdoti. Il pittore fiorentino Carlo Dolci (1616-1686) lo ricordò in un ritratto postumo (Palazzo Pitti, Firenze) che sottolinea la santità e la rettitudine dell’arcivescovo di Milano: dallo sfondo scuro emergono il pallido volto scavato dall’ascesi, illuminato dello stesso bagliore terreo del corpo di Cristo del crocifisso, e il rosso cupo della mantellina cardinalizia, evidente richiamo alla Passione di Cristo.
Solo con l'elezione di papa Paolo III nel 1534 e l'acquisizione della porpora cardinalizia da parte di sinceri riformatori come Gasparo Contarini, la Chiesa ottenne gli strumenti efficaci per dar vita a un reale rinnovamento. Il papa incoraggiò la formazione e l'azione di ordini nuovi, come ad esempio i teatini, i cappuccini, le orsoline e specialmente i Gesuiti che, con il loro impulso al rinnovamento dell'educazione e il fervore catechetico dell'opera missionaria, conferirono nuovo vigore alla trasmissione della dottrina cristiana e all'apostolato. Nel 1542 Paolo III, per difendere l'ortodossia e la coesione dottrinale arginando le tendenze eretiche che potevano sorgere all'interno della struttura ecclesiastica, istituì l'Inquisizione romana; nel 1545 convocò il Concilio di Trento per ribadire le posizioni della Chiesa in materia di dogma e di dottrina e dirimere le questioni relative alla gerarchia e alla disciplina ecclesiastica sollevate dai protestanti. Il papa collaborò spesso con un alleato scomodo, l'imperatore Carlo V, e non esitò ad adottare provvedimenti diplomatici, ma anche militari, contro i protestanti. Il suo successore, papa Paolo IV, inaugurò un periodo di repressione ancora più aspra delle devianze dottrinali sostenendo vigorosamente l'Inquisizione, che in Spagna divenne addirittura uno strumento politico della corona; Filippo II in effetti se ne servì per assicurare l'ortodossia nel paese ed eliminare contemporaneamente l'opposizione politica e religiosa. In Italia settentrionale verso la fine del secolo, in parte per effetto del Concilio di Trento, emerse un gruppo di vescovi di valore desiderosi di riformare il clero e di istruire il popolo; il modello invocato da molti fu il cardinale Carlo Borromeo di Milano.
Il 13 dicembre 1545 si aprì a Trento il XIX concilio ecumenico, convocato dal pontefice Paolo III per discutere dei dogmi della Chiesa e della Riforma. In questo dipinto, attribuito a Tiziano, è raffigurata una delle ultime sedute del concilio, che si concluse nel dicembre del 1563 con la radicale riorganizzazione teologica ed ecclesiastica della Chiesa cattolica.
In Germania i cattolici non si concessero tregua dopo la pace di Augusta del 1555 (tra l'imperatore Carlo V e i protestanti), che molti considerarono una vittoria dei luterani: sacerdoti tedeschi istruiti a Roma, come san Pietro Canisio, autore di un catechismo che costituì un'utile, benché più modesta, controparte di quello luterano, tornarono in patria più preparati in materia teologica e più agguerriti dei loro predecessori nell'opera di proselitismo. La tensione, alimentata dalle sovvenzioni economiche e dalle ingerenze straniere su entrambi i fronti, esplose nella guerra dei Trent'anni, che devastò la Germania dal 1618 al 1648, privandola del fervore religioso. In Francia, a causa delle guerre di religione, la Controriforma ebbe inizio solo nel XVII secolo, dopo la proclamazione dell'editto di Nantes(1598), e fu caratterizzata dall'esercizio devozionale della carità verso i poveri e da missioni tra i contadini. Contemporaneamente san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, pubblicò la sua Filotea o Introduzione alla vita devota (1608), opera di edificazione morale che ebbe grande diffusione. La spiritualità della Controriforma ebbe un tono particolarmente attivista e si volse all'evangelizzazione dei territori di recente scoperta in estremo Oriente e nelle Americhe. Pari entusiasmo animò la fondazione di confraternite, congregazioni, di associazioni di carità, e, soprattutto da parte dei Gesuiti, di scuole confessionali. Oltre al proselitismo, la Spagna della Controriforma sperimentò la fioritura della mistica, rappresentata dalle due grandi figure di santa Teresa d'Avila e san Giovanni della Croce.
Bibliografia
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Zoli, S., La Controriforma, La Nuova Italia, Firenze 1979.
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